Riflettere sul rinnovamento vuol dire mettere a dura prova i propri punti di vista sul mondo reale, i rapporti fra locale e globale, fra continuità e discontinuità, fra utilità e diversità, per poi porre l’accento sull’analisi delle trasformazioni culturali e loro indissolubili sfaccettature comparative. Ciò richiede di fuoriuscire dagli schemi e modificare le vecchie impostazioni ormai obsolete o comunque non più efficaci. Ma si sa: il cambiamento è come il vento, dobbiamo saper catturare la sua spinta nel modo migliore possibile e farci condurre nella direzione che noi desideriamo. Interpretare il rinnovamento diviene premessa indispensabile per diventare protagonista in prima persona in modo da poter agire in sintonia con esso delimitandone i rischi e cogliendone le opportunità. Da principio il mondo cambia perché nuovi individui si sostituiscono a quelli che c’erano prima, apportando nuovi sguardi sulla realtà con nuovi desideri, nuove sensibilità, nuovi progetti da realizzare, procrastinazione di scelte che vanno a costruire la biografia unica di ciascuna persona. Tutto ciò dipende dalle condizioni di complessità o di opportunità che le nuove generazioni devono affrontare sia nel loro percorso di entrata nell’età adulta, che lungo il percorso formativo. Il tempo storico, la generazione di appartenenza e il tempo individuale sono categorie esplicitamente prese in considerazione nella chiave di lettura che investe il processo operativo del rinnovamento. L’accelerazione dei cambiamenti e l’aumento dei pericoli che contraddistinguono le società moderne avanzate, proiettano la vita quotidiana in un contesto di crescente INNOVAZIONE ove ad estendersi sono nuove opzioni che ci dotano di strumenti utili per conoscere e gestire eventuali probabilità e per far fronte alle implicazioni delle nostre decisioni, compresi i fallimenti. Se aderiamo all’accettazione di giocare in attacco e non in difesa rispetto al futuro desiderato, abbiamo bisogno di conoscere meglio la realtà, imparare a compiere scelte in condizione di incertezza.

NON DOBBIAMO AVER PAURA DI RISCHIARE: L’INNOVAZIONE SOCIALE COME CHIAVE PER IL FUTURO

Arroghiamoci, ove possibile, il diritto che i rischi siano gestibili e che fronteggiarli divenga una parte integrante di un processo progressivo di miglioramento, e che quando si fallisce ci sia l’opportunità di rialzarsi e rilanciarsi. I sogni più belli si conquistano con speranza, pazienza e impegno, rinunciando alla fretta. Nello stesso tempo, non bisogna bloccarsi per la paura di commettere errori bisogna agire e anche soffrire se serve per migliorarci.

Nella vita ci sono rischi che non possiamo permetterci di correre e ci sono rischi che non possiamo permetterci di non correre”.

Peter F. Drucker

Quanti di noi sanno prendere un rischio calcolato e quanti di noi, invece, si lasciano dominare dalla paura? Saper prendere un rischio calcolato, invece, ci mette in condizione di possedere un margine di controllo sulla situazione e di essere meno spaventati; anche perché iniziare a scorgere gli aspetti positivi ed inediti a cui potremmo andare incontro, inizia ad allettarci più che spaventarci, mentre se continueremo a vedere solo disastri, non vorremo far altro che evitarci il disturbo, ma a volte tale stravolgimento, fatto di soluzioni spesso poco immediate, è necessario. Innovare vuol dire credere e rischiare nel nuovo e riconoscerne il suo valore storico equivale ad incentivare il motore del processo di produzione del senso e della bellezza, che origina a sua volta l’alternativa di supporto della dinamica culturale di miglioramento funzionale ed attivista di relazioni afferenti alla vita della comunità ed alla capacità di agire della società stessa. Quando parliamo di innovazione, la prima idea che ci passa per la mente è quella di qualcosa di rivoluzionario, estremamente nuovo, in grado di cambiare in un modo o nell’altro qualche aspetto della nostra quotidianità. In realtà, tutto ciò che oggi consideriamo normale è stato introdotto come innovazione radicale

L’innovazione comporta cambiamenti di culture e pratiche che portano a cooperazione costruttiva di una società più sostenibile, dai modelli di lavoro e di impresa, alla progettazione di soluzioni che possono risolvere bisogni locali utilizzando conoscenze e risorse disponibili. Se innovare significa innanzitutto mettere in contatto fasce diverse di popolazione, ampliare i confini della comunità, includere anziché escludere, coinvolgere anziché discriminare, allora il fulcro dell’innovazione sta quindi soprattutto nelle nuove relazioni attivate non da oggetti o fenomeni isolati ma da connessioni rappresentate e vissute dall’uomo. Tutto cambia, la società si evolve e nuovi bisogni emergono.

Sicuramente abbandonare un vecchio equilibrio per iniziare un cammino di cambiamento sempre più accelerato è un percorso che quasi nessuno sa dove ci può portare. L’importante è contribuire alla costruzione dell’identità personale in un flusso di eventi interconnessi e globali nello sprint dei cambiamenti culturali che si dipanano in una molteplicità di scenari possibili.

POST A SEGUIRE: CANCELLARE IDEE SUPERATE