La società e il mondo dell’industria da qualche anno si stanno sempre più digitalizzando grazie all’arrivo della quarta rivoluzione industriale ovvero l’Industria 4.0. L’avvento di quest’ultima porta con sé la nascita di innovativi paradigmi chiamati anche tecnologie abilitanti: il Cyber-Physical System (CPS), l’Internet of Things (IoT), i Big Data, il Cloud, la Cybersecurity, la Virtual Reality e Augmented Reality, l’Artificial Intelligence e Machine Learning, i Robot, l’Additive Manufacturing e la Simulazione. Queste tecnologie hanno portato il mondo dell’industria, dalle grandi alle piccole medie imprese, ad una automatizzazione e digitalizzazione del processo sempre più spinte. Questa transizione verso un mondo digitale ha fatto sì che l’industria sentisse il bisogno di un’interazione uomo-macchina e del pensiero critico dell’essere umano, per raggiungere i propri obiettivi con un approccio sostenibile sia economicamente che in materia ambientale insieme ad un approccio resiliente in grado di rispondere ai repentini cambi di richiesta da parte del cliente e ad una mancanza di stabilità generale.

Sono proprio i concetti di “Centralità umana”, “Resilienza” e di “Sostenibilità” che segnano il passaggio ad un’altra rivoluzione industriale, chiamata Industria 5.0. L’industria 5.0, è da sottolineare che non chiude il capitolo dell’industria 4.0, tutt’altro corre in parallelo con essa, in quanto necessita proprio delle sue tecnologie abilitanti. Lo scopo di ogni rivoluzione industriale sta nell’innovazione grazie alla quale il settore dell’industria può reagire in modo celere ed adeguato alle esigenze di mercato. Negli ultimi dieci anni l’industria 4.0 è stata guidata dalla tecnologia mentre l’industria 5.0 viene guidata dal valore. L’introduzione dell’Industria 5.0 si basa sull’ipotesi che l’Industria 4.0 si focalizza meno sui principi originari di equità sociale e sostenibilità, ma piuttosto sulla digitalizzazione e sulle tecnologie dall’intelligenza artificiale con l’obiettivo di aumentare l’efficienza e la flessibilità della produzione.

Nel 2021 la Commissione europea ed i partecipanti delle organizzazioni di ricerca, insieme alle agenzie di finanziamento di tutta Europa, ha formalmente annunciato la Quinta Rivoluzione Industriale (Industry 5.0), con la pubblicazione ufficiale del documento intitolato “Industry 5.0: Verso un’industria sostenibile, resiliente e centrata sull’uomo”. L’Industria 5.0 riconosce il potere che hanno le aziende nel raggiungere obiettivi sociali che vanno oltre l’occupazione e la crescita, con l’obiettivo di diventare dei fornitori resilienti di prosperità producendo all’interno dei confini dell’ambiente e ponendo il benessere del lavoratore al centro del processo di produzione.
L’approccio umano-centrico al centro del processo produttivo
Durante gli anni ’90 il nostro Paese, come tutta l’Europa Occidentale, sono stati protagonisti di nuovi sviluppi e processi integrativi economico-sociali. Il processo di cambiamento tecnologico viene concepito come una successione di eventi istituiti attraverso un’invenzione che conduce ad un’innovazione ed infine alla diffusione di questa, il tutto correlato dall’attività di ricerca consistente nella raccolta delle informazioni già note ed in una sistematizzazione di uno schema innovativo.

L’introduzione di nuove tecnologie ha fatto sorgere categorie di lavoratori con peculiarità e capacità ben diverse da quelle avute in precedenza; inoltre l’informatica ha innovato un’ampia gamma di specializzazioni professionali e opportunità per l’impresa, incrementando il valore aggiunto di prodotti e servizi tradizionali, mutando l’ordine delle relazioni interne a promozione di cambiamenti alquanto radicali nella struttura industriale. Sfide senza precedenti come il cambiamento climatico globale, le pandemie e i recenti eventi geopolitici, hanno richiamato l’attenzione sulla dimensione umana del lavoro e sull’impatto delle attività antropiche. Dalla digitalizzazione e automazione dei processi dell’I4.0 che sono principalmente orientati verso il miglioramento dell’efficienza e la riduzione dei costi, si passa progressivamente al paradigma dell’I5.0 che introduce elementi cruciali come la sostenibilità e la resilienza, reinterpretando il benessere dei lavoratori. Il termine Industria 5.0 (I5.0) è stato inizialmente utilizzato da Michael Rada nel contributo INDUSTRY 5.0 – From Virtual to Physical, pubblicato nel 2015 sul social network LinkedIn.

Rispetto al paradigma dell’Industria 4.0 (I4.0), il concetto di I5.0 dovrebbe condurre ad una trasformazione sistemica proiettata oltre la dimensione produttiva ed economica. Infatti, l’implementazione dell’I5.0 dovrebbe valorizzare la dimensione umana e quella ambientale, influenzando l’assetto della società e delle strutture di governo. L’I5.0 dovrebbe reintrodurre la dimensione umana, raggiungendo obiettivi sociali che vanno oltre l’occupazione e la crescita economica. Il paradigma dell’I5.0 dovrebbe integrare le tecnologie abilitanti dell’I4.0, facendo sì che la ricerca e l’innovazione guidino la transizione verso una produzione sostenibile, incentrata sul benessere delle persone e sul valore del lavoro.
Oltre la sostenibilità sociale
Oltre alla sostenibilità sociale, l’Industria 5.0 sottolinea la sostenibilità ambientale. I sistemi di produzione incentrati su energie rinnovabili e processi circolari per la riduzione e il riutilizzo degli scarti sono il fondamento dell’Industria 5.0. Nei prossimi anni assisteremo a una trasformazione profonda del tessuto produttivo nazionale, caratterizzata da un’accelerazione dell’adozione di tecnologie avanzate e da una crescente attenzione alla sostenibilità ambientale.

Le imprese italiane, sempre più consapevoli dell’importanza dell’innovazione, investiranno in soluzioni all’avanguardia come l’intelligenza artificiale, l’Internet of Things (IoT), la robotica collaborativa e l’analisi dei big data, al fine di ottimizzare i processi produttivi, ridurre i costi e migliorare la qualità dei prodotti. La digitalizzazione dei processi aziendali sarà un elemento chiave, consentendo una maggiore flessibilità e una migliore capacità di risposta ai cambiamenti del mercato. Parallelamente, si assisterà a un’espansione delle energie rinnovabili e a una diffusione sempre più ampia di pratiche di economia circolare, con l’obiettivo di ridurre l’impatto ambientale delle attività produttive. In altre parole come afferma Marc Randolph: “Se la cultura non è ciò che dici, è ciò che fai” nonché la risposta alle sfide del nostro tempo, tramite l’integrazione di tecnologie digitali avanzate e l’adozione di pratiche sostenibili, le imprese possono ottimizzare i processi produttivi, ridurre l’impatto ambientale e rispondere alle esigenze di un mercato sempre più consapevole. Questo nuovo paradigma industriale non solo trasformerà il modo in cui produciamo, ma anche il modo in cui viviamo.

Tuttavia è sentimento comune che la trasformazione debba ancora consolidarsi e giungere a maturità. Il cambiamento non è facile da attuare e occorre operare una revisione orientata verso l’individuazione di un’antropologia della speranza in stretta connessione tra natura e cultura, promuovendo le capacità e le qualità necessarie per svolgere un compito attivo e produttivo nella società.
È possibile un futuro sostenibile senza limiti alla crescita?
Seguiteci nel prossimo articolo….
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