Moda: lo specchio dei tempi
Nelle società sviluppate la moda ha sempre avuto un ruolo primordiale. Ce ne serviamo per comunicare e in essa possiamo leggere e tastare il polso di un’epoca. Come sostiene Roland Barthes nei suoi Scritti: “Il vestito riguarda tutta la persona […] così come i rapporti del corpo con la società”. La moda è un codice comunicativo che cambia a seconda dei tempi e dei momenti storico-politici, L’immenso panorama comunicativo in cui gli individui si trovano continuamente immersi nella posizione preminente si traduce nel complesso fenomeno della moda. L’abbigliamento è un codice, diverso da quello parlato e da quello scritto, ma ben definito da regole proprie. Si tratta di un codice che veicola significati condivisi e che possiede diversi elementi comunicativi di base fra cui le stoffe, i colori, la foggia ed il taglio. Il codice dell’abbigliamento è fortemente legato al contesto storico, politico e sociale nel quale è inserito. La moda è, infatti, in grado di esprimere tantissimo sia a proposito del tempo storico nel quale è inserita, sia a proposito della condizione sociale e culturale delle persone, sia dei loro sentimenti, delle loro emozioni e del loro profilo psicologico. Allo scopo di individuare tutte queste caratteristiche comunicative della moda è utile analizzare alcuni capolavori dell’arte del passato, soprattutto pitture, che sono in grado di fornire un completo quadro dell’evoluzione della moda dall’ antichità ad oggi utili nel dimostrare il grande potenziale comunicativo degli abiti sui temi sociali più diversi. Rimanendo in tema di antichità, non va dimenticato che nel passato le armature facevano parte dell’abbigliamento quotidiano e che esse erano espressione di rango per chi le indossava e di pubblicità per i più grandi armaioli, molto interessante è ricordare l’importanza non solo simbolica, ma anche concreta della vestizione cavalleresca, connotata sia da atti laici che religiosi. La moda, inoltre, può essere analizzata anche all’ interno della letteratura, soprattutto nei romanzi, dove sovente gli autori amano soffermarsi sulle descrizioni dei tessuti, dei colori, dei gioielli e dei profumi. L’ abito, nella letteratura, distingue i personaggi gli uni dagli altri ed incarna le loro aspirazioni ed il loro essere più profondo. Molto spesso i protagonisti usano la moda come maschera nei confronti del resto della società. Altri ambiti in cui la moda è un fondamentale mezzo di comunicazione sono il teatro ed il cinema. Qui, gli abiti, aiutano a comprendere le posizioni sociali ed intellettuali dei personaggi e la loro interiorità si palesa in modo costante tramite i capi indossati ed il loro colore. La moda è presente anche nelle fiabe, anche se con forme un po’ stereotipate, essa sancisce la netta contrapposizione fra i “buoni” ed i “cattivi” e dona ai personaggi splendore e mistero. La moda, spesso, può, quindi, essere utilizzata come una maschera, come difesa della propria interiorità, ma, se analizzata in profondità, rivela tantissimo sulle persone e sul mondo contemporaneo. le mode sia nel passato, sia oggi sono sempre state dettate da personaggi importanti, colori e stoffe, soprattutto nei secoli passati hanno avuto valenze in grado di oltrepassare con facilità le barriere linguistiche, e oggi sempre più spesso, quelle culturali.
Moda: semplice imitazione o mezzo di differenziazione?
Come diceva Gabriel Tarde, sociologo, ormai più di un secolo fa, “ogni individuo è solito prendere decisioni sotto suggerimento, convinto che queste siano del tutto spontanee, frutto di preferenze personali”. La moda, continua Tarde, non è che “imitazione dei contemporanei, e l’uomo è il prodotto di un sonnambulismo sociale che lo illude di essere l’unico autore delle proprie scelte di consumo”. Eppure, lo studioso non vede con accezione del tutto negativa questo fenomeno: esso favorirebbe infatti l’uguaglianza e incoraggerebbe l’instaurarsi di «uno stesso tipo sociale, stabile e definitivo» che vada al di là di classi e gerarchie. Anche Georg Simmel si esprime riguardo alla moda, definendola come “imitazione di un modello dato e che appaga il bisogno sociale (…). Nondimeno appaga il bisogno di diversità, la tendenza alla differenziazione, al cambiamento, al distinguersi”. Ecco emergere nella deduzione del sociologo la dualità della moda, che da un lato si pone come canale attraverso cui esprimere la propria identità e unicità, dall’altro quale mezzo di integrazione e bisogno di far parte di una determinata cerchia, consentendo l’avvicinamento verso chi riteniamo più affine da un punto di vista sociale o valoriale. Pensare che le nostre scelte possano essere influenzate da un meccanismo imitativo ed al contempo da una ricerca di distintività può essere una verità a tratti dura da mandar giù. È però innegabile che, al giorno d’oggi, è quasi impossibile non essere contaminati dalla «cultura delle apparenze», così come la definì lo storico Daniel Roche.
Dobbiamo per forza confrontarci con un canone estetico?
Il consumismo diventa così fenomeno identitario, canale espressivo, mezzo di emancipazione sociale. È facile solo a parole tenere le distanze dalle dinamiche e dall’ambiente che ci circondano. Eppure, una cosa appare possibile: per sfuggire al marketing, agli ideali estetici, all’idea di ciò che la società ritiene esteticamente concesso, l’unica soluzione plausibile sembra essere una maturata consapevolezza. Essere più consapevole di ciò che si acquista, e del perché lo si acquista. Fermiamoci, per un momento, a riflettere: e se fossimo in realtà stati influenzati dall’influencer di turno? E se sia stata proprio quella strategia di marketing a glorificare quel prodotto, aumentandone il valore? Se comprassimo quell’oggetto, perché vorremmo assomigliare a qualcuno?
Scegliere i nostri abiti e accessori è un’occasione per mostrare al mondo chi siamo e come percepiamo noi stessi. È un veicolo attraverso cui mostrare personalità, creatività e valori.
La moda è una cosa seria: sfruttiamola al meglio.
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