La soddisfazione degli obiettivi personali, dei bisogni e dei desideri è intimamente connessa alla sperimentazione di gioia, soddisfazione e stati affettivi positivi. Infatti, oltre a dotare di significato le azioni e, più in generale, la vita delle persone, i progressi percepiti verso gli obiettivi personali inducono stati affettivi ed emozioni positive come gioia, entusiasmo, soddisfazione ed orgoglio. La centralità degli obiettivi personali rivestono una regolamentazione ottimale per la condotta umana ed il nostro benessere, rendendo particolarmente importante l’individuazione di fattori che determinino i progressi nel loro perseguimento e, infine, il loro effettivo raggiungimento. A fronte di ciò è sorto che sia il ruolo del valore attribuito all’obiettivo ed alle aspettative di riuscita, sia l’impegno attivo delle strategie di coping utilizzate per fronteggiare eventuali impedimenti, come dei livelli di conflitto tra gli obiettivi perseguiti, si configurano come le caratteristiche personali che congiungono l’ottimismo disposizionale nonché le principali dimensioni individuali capaci di influenzare positivamente numerosi aspetti connessi all’efficace perseguimento di obiettivi personali. L’ottimismo disposizionale, quale tendenza ad aspettarsi dal futuro eventi e situazioni favorevoli promuove l’impegno e la perseveranza, così come la percezione di una maggiore coerenza tra gli obiettivi perseguiti. Gli ottimisti riportano un maggior numero di progressi percepiti e, in caso di conflitto, sono più capaci di bilanciarne gli effetti deleteri con quelli positivi associati alle aspettative e al valore attribuito agli obiettivi stessi. L’ottimismo, inoltre, rende conto delle differenze individuali riscontrabili nell’adozione di diverse strategie di coping: gli ottimisti, rispetto ai pessimisti, affrontano più frequentemente le difficoltà connesse ai loro obiettivi personali adottando azioni maggiormente efficaci, cercando di ridurre, eliminare o gestire le conseguenze negative delle difficoltà stesse. Inoltre, le aspettative ottimistiche influenzano positivamente, tramite la mediazione delle aspettative di riuscita, sia l’impegno che i progressi percepiti: rispetto ai pessimisti, gli ottimisti sono portati ad impegnarsi più attivamente in quanto ritengono di avere ottime possibilità di raggiungere i loro obiettivi; conseguentemente, riportano maggiori progressi verso i loro obiettivi. La buona notizia, quindi, è che non solo l’ottimismo ci aiuta a raggiungere i nostri obiettivi, ma che è una risorsa che possiamo attivamente potenziare.
OTTIMISMO E RESILIENZA
“Nessuno è nato sotto una cattiva stella; ci sono semmai uomini che guardano male il cielo” Dalai Lama.
Ottimismo e resilienza sono le leve su cui costruire un atteggiamento positivo per affrontare al meglio le sfide, le difficoltà e i problemi che si possono incontrare nel viaggio della vita. Essere ottimisti vuol dire, secondo il dizionario Treccani, possedere “la disposizione psicologica che induce a scegliere e considerare prevalentemente i lati migliori della realtà, oppure ad attendersi uno sviluppo favorevole del corso degli eventi”. La disposizione a cogliere il lato buono delle cose, è un’importantissima caratteristica umana che promuove il benessere individuale e preserva dal disagio e dalla sofferenza fisica e psicologica. Chi è ottimista tende a sminuire le difficoltà della vita e a mantenere più lucidità per trovare soluzioni ai problemi. possiamo considerarci ottimisti se ci spieghiamo gli eventi negativi come temporanei (e quindi passeranno), specifici (legati al contesto; quindi, possono cambiare) ed esterni (non hanno a che fare con noi).
Il modo in cui ci si spiega quel che accade, influenza le aspettative sul futuro e quindi il modo di agire. Può fare la differenza per sostenere un atteggiamento resiliente oppure no. Queste sono solo alcune delle caratteristiche individuali studiate in rapporto alla resilienza individuale. Ce ne sono altre ancora, come l’autoefficacia, l’indipendenza, la motivazione, la speranza, il pensiero critico, il senso dell’umorismo. L’aspetto fondamentale è che molte di queste caratteristiche possono essere modificate, migliorate, esercitate e accresciute.
OTTIMISTI NON SI NASCE MA È POSSIBILE DIVENTARLO
Apprendendo in maniera discreta a guardare alla vita in modo da trarre il massimo vantaggio dalle lezioni dell’esperienza è possibile diventare ottimisti. Esso è modificabile, può essere appreso e può essere sviluppato attraverso tecniche o terapie relativamente semplici per iniziare una pratica che sostenga una visione ottimistica:
- L’esercizio fisico è in cima alla lista, in quanto è un modo importante per regolare l’umore e le emozioni, oltre ad avere effetti benefici a livello fisico, (bastano solo 20 minuti al giorno) per avere un impatto significativo sul proprio stato d’animo e sul proprio benessere;
- La meditazione favorisce la cultura dell’ottimismo;
- Allo stesso modo, la pratica quotidiana dell’utilizzare un diario per favorire la salute mentale e il benessere;
- Trascorrere del tempo all’aperto, in contatto con la natura, aiuta a ridurre lo stress e a migliorare il vostro umore.
Fortunatamente, non è mai troppo tardi per iniziare. Utilizzando uno (o più!) dei semplici strumenti sopra elencati e una pratica costante, sarete sulla strada per un futuro più luminoso, una vita più sana e forse anche più lunga.
Tuttavia, è ancora possibile al giorno d’oggi essere ottimisti? È possibile ovvero guardare al futuro e farlo serenamente? E, soprattutto, l’ottimismo è fattibile a tutti? Queste domande sono strettamente connesse alle caratteristiche proprie del tempo in cui viviamo e, soprattutto, sorgono come esigenza propria della vita, che non si può concepire se non aperta al futuro e ad un futuro che comprenda, soprattutto per una persona giovane, la possibilità di realizzare sé stessi nella maniera più completa possibile. Ma è davvero così importante essere ottimisti? Essere ottimisti è importante per riuscire a cogliere la semplicità delle cose che la vita quotidianamente ci offre.
In questa semplicità sta la sua grandezza!
Cercando di andare oltre la famosa questione del bicchiere mezzo vuoto o mezzo pieno e, soprattutto, partendo dal presupposto che essere ottimisti non significa semplicemente pensare in positivo, prendere tutto alla leggera, essere superficiali o vivere alla giornata, forse, a questo punto, sarebbe opportuno più che di ottimismo parlare di fiducia, di affidamento/abbandono, di speranza, ovvero di quel “positivo” che nasce dalla fede. Essere ottimisti significa, allora, maturare uno sguardo nuovo, un atteggiamento aperto e flessibile nei confronti della vita, nei confronti delle persone, della realtà, del mondo. Si può essere o non essere ottimisti per vivere ma non si può vivere senza speranza, la speranza che con l’impegno cerca di aprire sempre nuove strade, che in maniera costante cerca i fiori anche tra le pietre, che, instancabile, nutre l’amore anche in un’esperienza di assoluto egoismo.
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