L’uomo ha sempre fatto innovazione e di sicuro non è una prerogativa della nostra epoca in quanto ha inventato la tecnica per sopravvivere grazie alla sua genericità plastica (a differenza dell’animale che è dotato della sola istintività), grazie alla quale nel corso dei millenni ha sempre cercato di migliorare le sue condizioni (per cibarsi, lavorare con meno fatica, difendersi, etc.). In questa era digitale abitiamo realtà parallele, virtuali e fattuali, vissute tutte come reali. La realtà si è popolata di macchine capaci di decidere da sole, reti di oggetti interconnessi e capaci di parlare tra loro, auto senza pilota, assistenti virtuali, algoritmi che decidono per noi e intelligenze artificiali. Di fronte alla potenza e alla bellezza della tecnologia siamo tutti affascinati, attratti e coinvolti, come individui, aziende e organizzazioni. Anche sul fronte dell’innovazione le nuove tecnologie hanno un impatto fondamentale, in termini di efficienza ed efficacia, nel renderla perseguibile in ambiti diversi: collaborazione, trasformazione digitale, management, processi e modelli di business. Grazie alle nuove tecnologie ogni realtà imprenditoriale può agire su vari fronti: intelligenza e conoscenza, prevedibilità degli scenari futuri, visione, interazione e collaborazione. Ognuno di questi ambiti può trarre vantaggio da tecnologie specifiche: Big Data, analytics, IoT, realtà aumentata e modellazione, digital workplace, e-learning, IA, Blockchain, ecc., che stanno plasmando il nostro modo di vivere, di pensare e di confrontarci con il mondo del lavoro e non solo. Il cambiamento è dirompente, rapido e a tratti sfuggente. La digitalizzazione e le nuove tecnologie impongono a tutti i livelli organizzativi (aziendali, sociali e familiari) una trasformazione profonda che si riversa non solo nel rinnovato set di competenze da acquisire ma anche nel rinnovamento del classico approccio allo studio e al mondo del lavoro. La trasformazione digitale suggerisce l’opportunità di sorvegliare e, laddove necessario, ripensare in un’ottica adattiva i processi e i percorsi di sviluppo delle competenze funzionali, a governare e mettere a valore gli effetti delle innovazioni tecnologiche della quarta rivoluzione industriale. In altri termini, i percorsi di “adattamento al cambiamento”, nonché quelli di previsione degli scenari futuri, potranno concorrere a ottimizzare gli effetti dello sviluppo tecnologico stesso, mediante una razionalizzazione degli elementi di maggiore complessità che, come si è visto, afferiscono a:
1. il ruolo dell’essere umano, che è al tempo stesso creatore e fruitore della tecnologia;
2. i risvolti della tecnologia sui processi organizzativi, cognitivi e comportamentali;
3. la celerità e la multidimensionalità delle innovazioni tecnologiche. È dunque di fondamentale importanza che i soggetti atti a gestire il cambiamento conducano un’attenta analisi di tali elementi al fine di ottimizzarne i risultati ed ottenere un impatto positivo della trasformazione stessa. La digital Trasformation può dunque travolgerci, sommergerci o sospingerci positivamente verso la riva continua, orientando la nostra riflessione sul fatto che siamo dunque di fronte ad una rivoluzione che, concettualmente, ha risvolti sui paradigmi che collegano l’uomo ai molteplici contesti (sfera professionale, sistemi di educazione e formazione, esercizio della cittadinanza, vita privata) in cui agisce e con cui si relaziona.
Gli impatti del cambiamento
“Nessun uomo entra mai due volte nello stesso fiume, perché il fiume non è mai lo stesso, ed egli non è lo stesso uomo.” Eraclito
Nella società contemporanea gli ambienti digitali costituiscono un elemento fortemente caratterizzante, delineando l’esperienza quotidiana in quanto presenti in maniera sensibile nelle nostre vite, incidendo in maniera sempre più rilevante sui processi cognitivi, emotivi, sociali, culturali, economici e politici. La tecnologia ormai è una realtà di fatto, decisamente imprescindibile dalla vita quotidiana, basta guardare i dati di accesso alla rete per comprendere l’entità di un fenomeno che ha di fatto rivoluzionato il mondo come Internet. È evidente come le nuove tecnologie possono avere impatti enormi, positivi, sul modo di affrontare le principali sfide globali: urbanizzazione, sviluppo e squilibri demografici tra aree del mondo, cambiamenti climatici, povertà, disuguaglianze, ecc. Ad esempio, l’accesso e l’interpretazione di quantità sempre maggiori di dati può apportare concreti benefici alla società in molte aree, dall’assistenza sanitaria alle energie rinnovabili, alla sicurezza delle automobili e alla sicurezza informatica. Le innovazioni tecnologiche, che caratterizzano la quarta rivoluzione industriale, possono dunque generare un effetto moltiplicatore di sviluppo e coesione capace di scongiurare il concretizzarsi di “conseguenze negative”, sia in termini economici che sociali, prima tra tutte il rischio di un aumento esponenziale delle disparità sociali. Le innovazioni tecnologiche hanno espanso il mondo analogico, rilanciandolo e creando nuovi prodotti capaci di integrarsi perfettamente ai nuovi bisogni e attività dell’uomo. Ci sono numerosi esempi da citare come: l’orologio da polso che si trasforma in smartwatch, la palestra diventa virtual fitness, il telecomando della televisione viene sostituito da una semplice app sul telefonino, i fogli di carta diventano tavolette grafiche, il lavoro diventa digitale smart working, la macchina diventa una comoda «navicella spaziale» che non serve guidare ma ti accompagna autonomamente da un punto A verso un punto B riducendo consumi, stress dell’autista. Il vecchio e il nuovo convivono, partecipano, creano attività innovative. L’unione tra la fisicità analogica e la multifunzionalità digitale non deve creare dualismi, ma vantaggi e praticità per l’uomo. Il mondo offline e quello online non possono più essere visti come due realtà antagoniste ma, bensì, come due facce della stessa medaglia tra loro interconnesse e indivisibili. Un insieme di attività e strumenti che permettono di creare occasioni utili ed efficaci per le imprese e per la quotidianità delle persone.
Occasioni di progresso
“L’entusiasmo è alla base di tutti i progressi.” Henry Ford.
Durante il suo cammino l’uomo è stato attore di mutamenti materiali e culturali che hanno portato alla progressiva trasformazione di sistemi ecologici (nei quali ogni elemento non si preoccupa dell’intero sistema), in sistemi organizzati (controllati, formali). In questo modo, ai sistemi ambientali atmosfera (aria), idrosfera (acque), litosfera (terra), biosfera (vita), si sono aggiunti i sistemi umani, la sociosfera (rapporti interpersonali, modelli comportamentali, istituzioni sociali, strutture ideologiche e simboliche, …), la tecnosfera (attrezzi, tecniche, produzione, trasporti, …), fino a quella che oggi chiamiamo biosfera (sistema di reti a vari livelli di complessità e ampiezza collegate tra loro da “autostrade informatiche”). La tendenza a considerare nettamente separati gli ambiti naturali da quelli artificiali, la difficoltà di riconoscere le profonde interazioni che intercorrono tra sistemi ambientali e sistemi umani, il privilegiare la dimensione locale rispetto a quella globale, l’attenzione all’immediato piuttosto che all’avvenire, insieme a un’idea di imperturbabilità dei cicli della natura (ritenuta a torto destinata ad autorigenerarsi e ad assorbire all’infinito i torti subiti), si sono rilevate cause principali delle crisi ecologiche nonché fortemente limitanti delle possibilità del progredire armonico dell’umanità. Al fine di affrontare in modo appropriato il problema di far convivere innovazione che spinge verso la crescita, esigenze di progresso umano e obblighi morali nei confronti delle future generazioni, appare oggi indispensabile l’assunzione di una consapevolezza piena delle dimensioni dell’ambito spazio-temporale che occupiamo. La coscienza delle limitate dimensioni dello spazio in cui agiamo e il riconoscimento della priorità del rispetto dei tempi di rigenerazione e assorbimento della natura, possono risultare utili sia a livello di decisori politici che di individui. I primi potranno utilmente sfruttare tali cognizioni per la messa in campo di interventi di programmazione e indirizzo dello sviluppo, gli altri per elaborare una cultura della sobrietà e del rispetto, utile ad indirizzare energie materiali e intellettuali verso fini di elevazione spirituale.
La scommessa dei prossimi
Quale potrebbe essere? Forse la costruzione di una nuova centralità dell’uomo (essere sociale sempre alla ricerca di felicità e armonia), che proprio partendo dalla consapevolezza della propria posizione nello spazio e nel tempo, ma anche della propria unicità e delle proprie potenzialità creative e immaginative, porti al sorgere di una civiltà globale capace di relazioni costruttive tra i popoli e di vero progresso. Questo nuovo sentimento di comunione non si potrà che fondare sulla coscienza che tutte le parti del mondo sono in qualche modo interconnesse e che pertanto tutti gli esseri umani sono soggetti agli stessi problemi. Forse per tutto questo occorrerà una nuova rivoluzione copernicana, un evento sorprendente, una scoperta entusiasmante che obblighi ognuno a guardare con occhi diversi al nostro piccolo mondo, così bello e così fragile.
Nell’attesa, allora, perché non costruire qualche buona azione?!
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